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Le quattro Confraternite

Le quattro Confraternite

Negli ultimi decenni studi sull’identità religiosa e folkloristica siciliana hanno puntato i riflettori su una particolarità di Cerami facendogli attribuire la nomea di “paese delle Confraternite”,  non tanto per il numero delle confraternite presenti, alquanto esiguo, ma per l’importanza e l’incidenza che hanno sul tessuto sociale  che per altro si riconosce nell’unica parrocchia.

Quattro sono infatti le aggregazioni laicali religiose di antica esistenza a cui quasi tutta la popolazione appartiene, tramandando un’antica e secolare tradizione che passa per intere generazioni da padre in figlio. A Cerami non c’è discorso che non si riferisca alla vita delle Confraternite e la vita sociale delle stesse coincide perfettamente con la vita sociale degli stessi cittadini.

Non vi è ceramese che non senta un legame con almeno una delle quattro confraternite, che collaborano insieme nelle attività e nelle maggiori celebrazioni parrocchiali, oltre che per le celebrazioni dei Titolari di ogni confraternita che ne scandiscono i ritmi della vita del paese.

La prima delle quattro a formarsi, in ordine cronologico, fu l’Arciconfraternita di San Michele Arcangelo: in un primo momento una sorta di associazione del ceto nobiliare normanno. Pare infatti che la sua data di fondazione, al quanto discussa ma che oggi, in seguito a studi, sembra più veritiera, sia quella del 1070.

Successivamente l’iniziale nucleo associativo sotto il titolo di San Michele Arcangelo acquisì nuova forma in seguito alle enunciazioni del Concilio di Trento, che per altro stimolò il crearsi le altre due Confraternite, a cui si livellò per forma ed espressione popolare.

In questo periodo, infatti, la Chiesa Cattolica, in seguito alla riforma protestante e nel tentativo di recuperare il rapporto coi fedeli, promosse numerose forme di culto popolare anche tramite le associazioni religiose laicali. Nacquero quindi le ulteriori confraternite di Sant’Antonio Abate nel 1600 e la Confraternita di San Sebastiano Martire nel 1612.

In seguito all’Unità d’Italia e con la chiusura di molti monasteri e conventi, nacque, per ultima, nel 1902, la Confraternita di Maria SS. del Carmelo al fine di sopperire alla dipartita dei frati carmelitani che ben avevano operato a Cerami.

Fautrici delle tradizionali manifestazioni e processioni religiose, le confraternite ceramesi si distinguono tra di loro non solo per gli Statuti che ne caratterizzano le peculiarità di ognuna, ma anche per i loro abiti e colori.

I confrati sono infatti tenuti a indossare per le processioni un abito molto particolare chiamato “vistimìentu” e i cui elementi sono un saio bianco con cordone ai fianchi, un cappuccio sulla testa detto “visera” perché una volta veniva a coprire anche il viso ed un mantello lungo dalle spalle sino a sopra i fianchi, di diverso colore a seconda della Confraternita: di colore verde è quello l’Arciconfraternita di San Michele Arcangelo, di colore azzurro quello di Sant’Antonio Abate, di rosso quello di San Sebastiano, di colore celeste quello della Confraternita del Carmine.

Il colore rappresentante ogni pia associazione è presente anche nei vari oggetti, i cosiddetti “mistera”, che le confraternite recano in processione. Questi sono dei veri e propri capolavori di ricamo e argenteria siciliana: la bandiera che fa da capo a tutta la disposizione processionale e con le effigi del Titolare, i crocifissi processionali, i “turciuna”, lampade che una volta servivano per illuminare le strade, “i bacchetti” con le raffigurazioni tridimensionali dei simboli e del Titolare.

A tutto questo spettacolo di colori e movimento, quasi come una performance, si associa il suono dei tradizionali tamburi, che coi loro rulli tipici dispiegano il disporsi processionale di ogni Confraternita. 

Le Confraternite, come già detto, non sono però solamente un mero manifestarsi visivo, accanto a questo è viva ancora la regola non scritta, ma per cui esse sono nate, delle “tre C”, ossia  Carità, Culto e Cultura, che è stata capace dai tempi dei tempi e sino a oggi di plasmare e formare anche moralmente, spiritualmente e intellettualmente il vivere dei cittadini ceramesi. 

Oggi si parla molto di quel patrimonio culturale immateriale che va mantenuto e valorizzato e le Confraternite di Cerami costituiscono, nelle loro tradizionali manifestazioni religiose, nelle loro processioni e nei loro usi, un museo a cielo aperto.